- Pronto?
- Pronto.
- Eh! Da quanto tempo!
- Beat a chi ti sente...
- Seee, sempre sulla piazza sto.
- E sarò io che non ti posso vedere.
- Hai fatto colazione?
- Sì, e tu?
- Un po' di latte...
- Caldo caldo?
- Caldissimo, bruciato.
- E quella è la morte sua, sennò qua...
- Eh sì, che qua dobbiamo riempire le giornate.
- Ma con la disoccupazione che ci sta in giro, colla crisi che morde, ma dico io...
- Ma ci dovevano venire loro a pregare di costruire qualche cosa...
- Regolare !
- Mmmha !
- Senti... ma per il Genio?
- Eh, come corri.
- Bah!
- Eh! Là ci vuole tempo.
- Dici?
- Là dobbiamo fare la canzone dell'ospedale vecchio.
- Buttare giù e ricostruire?
- Ma che dici?
- E cosa?
- Dobbiamo intanto farlo deperire e depredare, così si svuota tutto e poi...
- Come l'asilo?
- Ecco, bravo, vedi che capisci?
- E dopo che è tutto scassato, poi figura che ci chiamano loro stessi a salvare la patria. ha! ha!
- Figura?
- E certo. Gli amici che li paghiamo a fare?
- E poi?
- E poi il progetto è la conservazione dell'architettura originale, come all'opedale e quindi se a demolire e ricostruire ci vogliono 10 cartoni, al ripristino conservativo ce ne vogliono 20 di cartoni.
- Fiuuu...
- Capi'?
- Capito.
- E la moneta gira, gli amici so' contenti, fanno i discorsi loro, si calma la disoccupazione, si sveglia il commercio...
- E ci vendiamo gli appartamenti.
- Eh, quelli so' già prenotati.
- Senti, ma io?
- Eh! Tu devi aspettare 'n altro poco.
- Ancora? Mi avevi detto che...
- E sì che te l'avevo detto, ma mo' non è momento.
- E però, io...
- Beh, senti, mo tengo che fare, parliamo in faccia 'n altra volta.
- Vabu'
- Statti bene.
- Cia.
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lunedì 15 luglio 2013
intercettazione letteraria
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