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lunedì 15 luglio 2013

intercettazione letteraria

  • Pronto?
  • Pronto.
  • Eh! Da quanto tempo!
  • Beat a chi ti sente...
  • Seee, sempre sulla piazza sto.
  • E sarò io che non ti posso vedere.
  • Hai fatto colazione?
  • Sì, e tu?
  • Un po' di latte...
  • Caldo caldo?
  • Caldissimo, bruciato.
  • E quella è la morte sua, sennò qua...
  • Eh sì, che qua dobbiamo riempire le giornate.
  • Ma con la disoccupazione che ci sta in giro, colla crisi che morde, ma dico io...
  • Ma ci dovevano venire loro a pregare di costruire qualche cosa...
  • Regolare !
  • Mmmha !
  • Senti... ma per il Genio?
  • Eh, come corri.
  • Bah!
  • Eh! Là ci vuole tempo.
  • Dici?
  • Là dobbiamo fare la canzone dell'ospedale vecchio.
  • Buttare giù e ricostruire?
  • Ma che dici?
  • E cosa?
  • Dobbiamo intanto farlo deperire e depredare, così si svuota tutto e poi...
  • Come l'asilo?
  • Ecco, bravo, vedi che capisci?
  • E dopo che è tutto scassato, poi figura che ci chiamano loro stessi a salvare la patria. ha! ha!
  • Figura?
  • E certo. Gli amici che li paghiamo a fare?
  • E poi?
  • E poi il progetto è la conservazione dell'architettura originale, come all'opedale e quindi se a demolire e ricostruire ci vogliono 10 cartoni, al ripristino conservativo ce ne vogliono 20 di cartoni.
  • Fiuuu...
  • Capi'?
  • Capito.
  • E la moneta gira, gli amici so' contenti, fanno i discorsi loro, si calma la disoccupazione, si sveglia il commercio...
  • E ci vendiamo gli appartamenti.
  • Eh, quelli so' già prenotati.
  • Senti, ma io?
  • Eh! Tu devi aspettare 'n altro poco.
  • Ancora? Mi avevi detto che...
  • E sì che te l'avevo detto, ma mo' non è momento.
  • E però, io...
  • Beh, senti, mo tengo che fare, parliamo in faccia 'n altra volta.
  • Vabu'
  • Statti bene.
  • Cia.