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domenica 17 marzo 2013

com'è che non riesci più a volare


Con le tue finestre aperte sulla strada e gli occhi chiusi sulla gente
con la tua tranquillità, lucidità, soddisfazione permanente
la tua coda di ricambio
le tue nuvole in affitto
le tue rondini di guardia sopra il tetto.

Con il tuo francescanesimo a puntate e la tua dolce consistenza
col tuo ossigeno purgato e le tue onde regolate in una stanza
col permesso di trasmettere
e il divieto di parlare
e ogni giorno un altro giorno da contare.

Com'è che non riesci più a volare



           |gregori
F. DE |
           |andré



giovedì 7 marzo 2013

I pensieri ingombrano, come un baule sul letto.


Ho scoperto che non mi serviva. 
Mi sento meglio. 
Mi sento sollevato. 
I pensieri ingombrano, come un baule sul letto
come la nebbia di marzo sulla spiaggia
ingannano
come la pioggia che bisbiglia sui coppi
assordano
come nere prefiche in litanie meste
ammorbano
come rivoli di glicerina fra concetti stopposi 
ambasciano.
Ho smesso, come si fa con le sigarette.
Ho smesso. 
Ora sto bene. 
Mi vesto alla moda.
Rapido, cupido, sapido, lepido.
Mangio, bevo, scopo. 
Guizzo, frizzo, rizzo. 
Un po' di sballo. 
                                                                            (w/cody)* 

venerdì 1 marzo 2013

impronte digitali

Un voto pagato tremilioni di €uro !
E di nuovo si strepita contro le inchieste a orologeria, di nuovo si sbraita contro la magistratura nella liturgia dell'alibi italiano secondo il quale il problema non è che io fossi in divieto di sosta, ma è che il vigile per avverse idee politiche tentava di cancellarmi dalla vita democratica. Un sofisma illogico che trova il suo losco spazio solo in Italia, dove gli elettori continuano a premiare i marpioni mentre gli onesti oggi sono espulsi dalla vita politica da quello stesso elettorato che ieri acclamava Craxi, Andreotti, Mastella.
L'atmosfera italica è mefitica, qui infrangere le regole, corrompere, comprarsi i giudici, evadere il fisco, accettare mazzette, truffare lo Stato, dire oscenità da un palco, mentire, piegare la cosa pubblica ai propri interessi diviene non più ragione di emarginazione dalla vita sociale, ma al contrario viatico per il successo e il potere.
Il Paese intero è precipitato nel circolo vizioso nel quale se ho potere posso delinquere e se delinquo ne traggo consenso e aumenta il mio potere. Il patto scellerato che l'elettore fa col candidato è il seguente: so che vai lì per rubare: dammi parte del bottino e io ti voto, ti reggo il sacco, ti faccio il palo; fammi evadere il fisco e io ti reggo il sacco, toglimi l'IMU e io ti faccio da complice e se abusi del potere, fai il bunga bunga nelle istituzioni e rovini il Paese non mi importa nulla, te lo lascio fare, sinchè mi dai parte del bottino, ti lascio al governo.
Il bottino nel secolo scorso lo si andava a cercare nelle colonie d'Africa, ora si depreda lo Stato italiano in una sorta di demente autodeglutizione insensata, come se lo Stato italiano non fosse il nostro.
Il costo della politica non sono gli stipendi dei Parlamentari, che in fondo sono poca roba. Il costo della politica sono il prezzo dei voti che i politici hanno da pagare ai loro elettori. A spese dello Stato. Nel palazzo essi rubano, e i derubati, nel segreto dell'urna, cancellano le impronte digitali dall'arma del delitto.

                                                                  (w/cody)*