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sabato 22 dicembre 2012

il papa toglie il bue e l'asinello dal presepe


Unione politica dell'Europa.

"Lunghe file di autocarri procedono nella pioggia lungo l'autostrada che a tratti costeggia il Reno.

Lunghe file di scintillanti station-wagon, berlinotte e suv li sorpassano.

Dappertutto c'è gente che lavora, che pulisce, che aspira canalette e che costruisce.

All'orizzonte centri commerciali e torri scintillanti. La Germania, niente da eccepire, dà un senso di benessere immanente.

I treni corrono lucidi, puliti e in orario, per strada non ci sono cartacce e i padroni raccolgono la cacca dei cani anche la sera tardi, quando nessuno li osserva.

La ricetta è come la nostra: lavorano (come noi), pagano le tasse (meno di noi), tollerano gli extra-comunitari (non appendono crocefissi nelle aule, ma li costringono a rispettare la loro cultura), si divertono al sabato sera (come noi, però si ammazzano di meno).

Due cose sono diverse: la prima è che raccogliendo la spazzatura ci campa (bene) solo il netturbino, e non anche l'amministratore del comune che l'ha assunto o il suo protettore del momento.

La seconda è che la cosa pubblica è rispettata, quindi il treno non è sporco e il giardino pubblico non viene calpestato.

Da noi si impreca per le tasse di raccolta dei rifiuti poi si getta per terra qualsiasi mozzicone; un po' come il gatto (coglione) che si diverte a mordersi la coda e poi si arrabbia."












domenica 9 dicembre 2012

Matera capitale del presepe unesco 2019

E' che ancora non ho ben capito se per essere una capitale europea della cultura, la cultura bisogna averla nella città candidata o bisogna importarla da fuori. Il processo di importazione di spettacoli e convegni di vario genere - con quale tasso di penetrazione nella popolazione materana qualcuno dirà, se può - è in fervente corso, gli appuntamenti indubbiamente si susseguono; circa la cultura locale, diciamo che aspetto di vedere gli sviluppi. 
Di tanto in tanto però ne abbiamo un assaggio, come dire, una chicca e quella di oggi brilla di luce autonoma: un presepe di tufo sul fondo di una piscina. Pensate! Non un presepio normale coi pupi il muschio e il pastorello, ma un presepio in fondo alla piscina, dove magari, al posto dei pastorelli ci saranno le scatolette di tonno, al posto della bella mugnaia ci metteranno una scatola di sardine piccanti e al posto del mitico Benino, uno stoccafisso benedetto con le olive e il pomodoro.
Oh, signorimiei, qui siamo davvero alla cultura profonda: diamine! ben 11 metri sotto il pelo dell'acqua: più profonda di così come può essere la cultura?               
E poi il prete che indossa la muta e va a benedire le statue sul fondale! Beh, non so come abbia fatto con l'aspersorio, le acque si saranno un po' confuse, vabe', fa niente, è l'intenzione che conta, vanno a benedire finanche le motociclette, basta pagare, figuriamoci eccepire per un presepe: sempre meglio di quando andavano a benedire i carri armati e i gas asfissianti del duce. 
Però che cultura profonda, signorimiei, tanto di cappello e dopo aver letto l'articolo qua sotto che annuncia il fenomeno, dopo averne apprezzato costrutti sintagmi e consecuzio, allora sì che ci sentiremo indegni di tanta cultura e avvertiremo il bisogno, noi, di una immersione subacquea. Per qualche tempo. Per non vedere e per non sentire.

(...) L’intera opera, benedetta dall’arcivescovo monsignor XxxX, prima della collocazione in piscina, sono state consacrate da don Yyyy, che si è immerso con altri subacquei, sarà immersa nella piscina subacquea (...)

http://www.baresinelmondo.it/index.php/presepe-sottacqua-di-matera-a-guiness-dei-primati/

amen!.

sabato 1 dicembre 2012

le primarie nel PDL

Le primarie del PDL sono una lezione di democrazia per il mondo intero !

lunedì 26 novembre 2012

La Troika e l'Europa - il Verbo della Sapienza Antica

  • La Troika !
  • E che sarebbe?
  • Possibile che non lo sai?
  • Non mi sovviene, ho un lapis.
  • Lapis? ma che dici, vuoi dire lapus.
  • Ah sì, lapus, e scusami sono un po' stanco.
  • I romani dicevano uomo uomini lapus per dire che uno si sbagliava.
  • E la Troika?
  • Ah, la Troika, sì.
  • E allora?
  • La famosa Guerra di Troika, non ti dice niente?
  • Mmhh! Forse l'ho sentita quando andavo a scuola.
  • Bravo.
  • E ti ricordi la trama?
  • Certo che mi ricordo: un sacco di morti...
  • Ettore che combatteva contro i mulini a vento...
  • E Achille con Davide e Golia...
  • Sì, sì, e Alessandro il Grande...
  • E allora c'entra pure la Grecia.
  • Come no? La Grecia, l'Italia, tanta gente c'entra.
  • Quindi quella deve essere Elena.
  • Bravo, Elena, che era impazzita e scambiava il treno per un cavallo.
  • Ah, è vero: il famoso Cavallo di Troika.
  • Vedi che le sai le cose?
  • Sì, lo trovo sempre nel computer quando ciatto.
  • Bene: quella nell'immagine è Elena che è sempre malcontenta, dice che paga troppe tasse, che non ha futuro, che i figli non hanno lavoro ed è scappata per seguire Cavallo Pazzo, pazzo come lei..
  • Sui binari?
  • Certo, sulla ferrovia scorre il treno. 
  • Ma troppe cose insieme m'insegni,. io mi confondo...
  • Devi soffermarti di più sui dettagli, sennò come fai a capire il mondo?
  • Giusto. Allora, spiegami l'immagine. Quella è Elena, occhei, e quei tre chi sono?
  • E sono la Troika, te l'ho detto.
  • E che gli fanno?
  • Cercano di farla guarire dalla sua agitazione.
  • Col martello?
  • Col martello, col manganello e colle tasse.
  • E dici che guarisce?
  • Non del tutto, forse, ma placa l'agitazione.
  • Uh, quante cose che sai, tu.
  • E' la saggezza antica.
  • Me la insegni?.
  • Certo. Ripeti con me il Verbo della Sapienza Antica: Mazz e panell, fann i figl bell: ripeti!
  • Mazz e panell, fann i figl bell - Mazz e panell, fann i figl bell. - Mazz e panell, fann i figl bell..
  • Mazz e panell, fann i figl bell  - Panell e senza mazz, fann i figl pazz.
  • Mazz e panell, fann i figl bell  - Panell e senza mazz, fann i figl pazz.
  • E non te lo scordare.

mercoledì 21 novembre 2012

spremuti sino all'ultima goccia

COMMENTO LIBERO  

i viandanti possono lasciare qui di seguito libere didascalie all'immagine...

domenica 11 novembre 2012

MATERA: la civiltà impiegatizia del '900 Rupestre

I posteri da un po' di secoli hanno preso la strana abitudine di mettersi a scavare per ritrovare gli oggetti abbandonati dai progenitori; i quali, avendolo saputo, lasciano in giro apposta i loro rifiuti così un domani i posteri li possano facilmente ritrovare e compiaciuti della scoperta, pontificare per decenni sulle presunte abitudini degli antenati. 
Così i posteri sono divenuti i destinatari di molte delle opere dell'umano ingegno: quando qualcuno si ficca in testa di passare alla storia, sta pensando ai posteri che un domani remoto possano, ammirando la sua opera, aver memoria della sua esistenza e della sua eccezionale e imperitura immagine. 
Ma anche quando non c'è particolare propensione ad essere ricordati, anche quando in verità si tenta di non lasciare troppe tracce, risulta quasi inevitabile che nel futuro qualcuno possa repertare oggetti e manufatti la cui trasmissione ai posteri era, come dire, preterintenzionale.
E sarà così che fra qualche secolo i posteri, scavando nei rinnovati ipo-ipogei del materano potranno un dì ritrovare, nel giubilo dei futuri conservatori, le vestigia di una negletta civiltà del '900 Rupestre: la civiltà impiegatizia che sostituì fra le rupi murgiane la civiltà pastor-contadina che la aveva preceduta. Civiltà che tristemente scomparve dopo il 2012 DC, anno in cui fu soppressa la Provincia e a partire dal quale progressivamente il declino di quella civiltà fu segnato ineluttabilmente .
I reperti saranno grattati con levità dal tufo che nei secoli li avrà incastonati e saranno poi esposti in un apposito museo aperto ai turisti tutti i giorni compresi festivi e i visitatori potranno ammirare gli strumenti d'opera di questa antica e specifica civiltà impiegatizia: una primordiale penna quasi funzionante, una mezza manica un po' lisa, un cappuccino fossile certificato, un atto notorio incartapecorito, un prezioso cartello vergato a mano dove si riesce ancora a leggere "torno subito", accanto a un altro dalla grana cartacea resa friabile dall'età sul quale, con pennarello indelebile qualcuno aveva scritto "il pubblico si riceve dalle ore 9 alle 10 del martedi e del giovedi", i resti ossificati di una tangente, una risma semiusata di carta copiativa per verbali stradali redatti dagli amanuensi, due preziosissimi timbri, uno rotondo e uno orizzontale per l'apposizione dei quali su certi formulari i cittadini dovevano versare somme ingenti di denaro, e poi un tampone inchiostrato per timbri tondi, un bagnadita per facilitare i conteggi di fogli di carta, un dattilo zoppo, una macchina per scrivere olivetti 98 semifunzionante, una vagonata di telefoni di ogni foggia, uno schedario a cassetti retrattili con dentro i resti fossili di un panino.
E scavando ancora i posteri potranno trovare una polverosa cantina, ambiente che segnava lo sfumare dell'una civiltà verso la nuova che la assorbiva, e  in questa cantina scopriranno ben conservati i resti di numerosi imbottigliamenti dagli strani nomi, intraducibili, che per i posteri rimarrano "il mistero della civiltà impiegatizia del '900 Rupestre."
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lunedì 29 ottobre 2012

Il futuro della Basilicata

Ma il futuro della Basilicata… 
Ma se lo lasci dire: il futuro della Basilicata è dietro l’angolo ! 
Il futuro della Basilicata è nelle estrazioni.
Sì, Signor mio, se ne persuada e si apra all’ottimismo, mi dia ascolto, si apra!   
Non sente il pulsar possente della trivella  che trasuda olezzi e le si abborda, sbuffa e s’appropinqua, che ansima e s’approccia?  Non ne sente sulle spalle già il calore quasi carnale?
Si apra, suvvia, si lubrifichi e si apra, non sia pessimista, canti con noi “olio, petrolio, benzina minerale, conquista il tuo futuro in fondo a un pozzo scuro”. 
Pensi Signor mio che la ruota gira e la pallina salta e su 36 numeri qualche volta esce anche il suo, se lo gioca bene e se è fortunato.
Non sente i lombi fecondi dell’estrattore pompare nei muliebri pozzi di appraisal nei pozzi artesiani nei pozzi ginori e nei pozzi a due canne oltre che nei pozzi moana e nei famosi ah che te pozzi no?
Signor mio, non presagisce forse l'estasi e i tranci di infinito che la possanza dell'asta rotante le aprirà fra le ascose membra?
Non sia guardingo alfìn, si schiuda e tenti la sorte: una volta individuato il giacimento di numeri o d’auspicabili carburi, si stima che su 90 numeri la probabilità che esca un terno o un soffione metanifero sia inversamente proporzionale alla caducità degli Enti locali diviso i treni che locali son soppressi, ma senza grassi né zuccheri aggiuntivi.
Si lasci servire, Signor mio, e si apra. 
Il futuro della Basilicata è nelle estrazioni. 
Estrazione delle province, estrazione delle prefetture, estrazione delle scuole, estrazione dei cervelli, estrazione dei lucani, estrazione di incisivi corrivi e di molari irredenti.
Sia ottimista e gratti qui e poi ritenta, sarai più fortunato.

domenica 14 ottobre 2012

la patria chiama


Giustino Fortunato Leopoldo Franchetti Sidney Sonnino Francesco Saverio Nitti Manlio Rossi Doria Antonio Labriola Giuseppe Di Vittorio Gaetano Salvemini Antonio Gramsci Pasquale Villari Emilio Sereni Luigi Sturzo

giovedì 11 ottobre 2012

salva italia

Lo dicono chiaramente, neanche ce lo lasciano più sospettare mormorando fra i denti nei corridoi. Non ce lo nascondono e ci hanno così tolto finanche quei bisbiglii che sanno un po' di sfogo un po' di celia proibita scambiata furtivamente con un amico fidato, un amico spremuto.
Lo dicono espressamente: tassare i ricchi porta poca sostanza, perchè i ricchi sono in pochi e non ci si ricava molto; mentre dalla scorticatura dei poveracci, del ceto medio, dei non ricchi, che in verità sono molto più numerosi, si ricava tanto di più. Tassare i ricchi non vale la candela che si arde: è la inflessibile legge dei numeri, mica una protezione di casta.
Nooo, che dice, Signor mio, ma se lo tolga dalla mente, è solo davvero una questione di numeri, si sa, l'economia è una questione di numeri. 
Da che mondo è mondo le cose vanno così, il popolo è abituato ai sacrifici, alle rinunce... se lo lasci dire, ma già lo sa di suo: quelli, i ricchi, non ci sono proprio abituati.
Ma ssuuvvia, non si immusonisca, Signor mio, lasci perdere le vecchie ideologie e guardi in faccia la realtà.
Ma se lo immagina, lei, un ricco in fila in banca a pagare le tasse?
Ma se lo immagina, lei, il vescovo in coda alle poste a versare l'IMU mentre l'autista tiene accesa la BMW comprata con le offerte dei fedeli che stringono la cinghia?
Ma se li immagina?

sabato 6 ottobre 2012

politiche giovanili



Compito della scuola è avviare le nuove generazioni alla scoperta del mondo perché possano conoscerlo, comprenderlo e possibilmente NON cambiarlo; a salvaguardia della civiltà, la scuola tiene a bada il cambiamento, classifica e separa la diversità, premia l’omologazione, garantisce la conservazione.   
La società non può che insegnare se stessa, riproducendo nelle nuove generazioni le direttrici comportamentali delle generazioni precedenti.
Ma i ragazzi crescono, sognano, e si mettono in testa le idee delle nuove generazioni (beh, non tutti, i ciellini sono sempre esistiti) e ai loro occhi le ripetizioni mostrano la logora noiosità della morte, il mondo appare in tutta la sua ingiustizia, arde in loro il desiderio di un mondo migliore e sentono che la tradizione, in genere, non è altro che pura conservazione, inimicizia preconcetta verso il nuovo e ripetizione insensata di gesti nella religiosa e rassicurante gabbia dei rituali sempre identici. E soffrono; come in tutte le patologie, soffrono.
Il disturbo tuttavia dura poco: come le esantematiche, scompare in genere con l’adolescenza o poco più tardi.
Ma anche se di breve durata, il disturbo rimane pericoloso ricettacolo di idee nuove, matrice di potenziali cambiamenti, specie in relazione alla rapidità di contagio fra giovani menti esuberanti. E poi, non si sa mai, metti che qualcuno non guarisce.
Da qui la necessità di adottare specifiche politiche giovanili.